Un Doblò per Totò

27 maggio, 2010

Venezia, servoscala mai usati in 15 anni Via dai ponti gli aiuti ai disabili

Installati a Sant’Angelo, sul ponte Manin alla Banca d’Italia, in Bacino Orseolo, davanti all’ex cinema Rossini, in fondo a via Garibaldi e San Giobbe, i sei servoscala sono costati una fortuna ma sono rimasti inutilizzati. Ora il Comune ha deciso di rimuoverli e suggerisce ai disabile: "Prendete il traghetto"

di Manuela Pivato

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Servoscala al ponte di Sant’Angelo

VENEZIA. Sono lì da anni, sono costati una fortuna e quasi nessuno li ha mai usati. Ragion per cui il Comune ha deciso di toglierli di mezzo prima che qualcuni inciampi in qualche pedana rimasta aperta, come in campo Sant’Angelo, o si tagli sui corrimani di ferro arrugginito.
Sono i servoscala dei ponti, piccoli ma significativi «monumenti» dell’inutilità e dello spreco, talmente inopportuni che ora l’amministrazione comunale li ha dotati di cartelli propedeutici con i quali informa di aver deciso di rimuoverli «perchè non garantiscono il servizio a cui erano destinati». Almeno è sincera.
Continua il cartello: «In attesa di soluzioni alternative vi invitiamo, ove possibile, a utilizzare i mezzi Actv». Grazie. A fianco la mappa del Canal Grande con le fermate che permettono ai disabili di aggirare - più o meno - i ponti e raggiungere la destinazione prefissata.

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L’avvertenza sull’eliminazione degli impianti servoscala

Una situazione con un retrogusto di beffa visto che i servoscala praticamente non sono mai stati utilizzati e i fortunati che con infinita pazienza sono riusciti a entrare in possesso della chiave per accenderli e a farli funzionare nell’arco di quasi tre lustri sono stati pochissimi.
Installati a Sant’Angelo, sul ponte Manin alla Banca d’Italia, in Bacino Orseolo, davanti all’ex cinema Rossini, in fondo a via Garibaldi e San Giobbe, i sei servoscala sono costati una fortuna (per un servoscala ci vogliono mediamente sui 50 mila euro), hanno acceso molte speranze nei disabili che speravano di avere una città più accessibile ma sono rimasti inutilizzati.
Troppo complicato farli funzionare, troppo macchinoso farsi spedire la chiavetta a casa o richiederla a Ca’ Farsetti ogni volta che uno deve attraversare il ponte, troppe istruzioni incomprensibili, troppo manutenzione difficile, continua e costosa in una città piena di umidità. «Nessuno li ha mai usati - dice l’architetto Enzo Cuciniello che da anni si occupa di barriere architettoniche - perchè nessuno sapeva dove e come prendere la chiave e come usarli». Fine.

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Ora però c’è il problema di toglierli. Se l’installazione dei servoscala era stata lunga e costosa, anche la loro rimozione non si presenta liscia come l’olio. Bisognerà farsi fare un preventivo, trovare chi li tolga dalla base, li faccia e pezzetti, li carichi in barca e li porti in un posto dove smaltirli. Un altro bel po’ di quattrini.
Ereditati da due o tre giunte fa, l’amministrazione Orsoni ora se li ritrova sul gobbo e cerca una soluzione perché i servoscala potrebbero anche diventare pericolosi visto che, tolta l’alimentazione, sono stati abbandonati a loro stessi.
Cosa prenderà il posto dei servoscala ancora non è noto. Di certo sarà indetto un bando per la progettazione di un meccanismo traslatore più compatibile con l’ambiente veneziano.
Nei mesi scorsi, inoltre, era stato presentato il prototipo di una rampa a gradino agevolato, testato da persone con disabilità e condiviso dalla Sovrintendenza: una soluzione che potrebbe essere innovativa per il superamento di alcuni ponti strategici del centro storico.

(27 maggio 2010)

Articolo tratto da “LA NUOVA VENEZIA”

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