Un Doblò per Totò

02 marzo, 2010

Rai, stop ai talk show per un mese Napolitano: "Rispettare il pluralismo"

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Il presidente nazionale dei Verdi Bonelli in sciopero della fame da 33 giorni è stato ricoverato d'urgenza
Il Quirinale al leader ambientalista: "Non prosegua in una così estrema forma di protesta"

Contrario il presidente di viale Mazzini Garimberti: "Così si danneggia gravemente l'immagine dell'azienda"
Appello di Borsellino, Sassoli, Vendola e Zanda. Santoro si ribella: "Il 25 proverò ad andare in onda"

ROMA - A un mese dalle elezioni regionali si infiamma il dibattito politico sulle nuove regole per l'informazione. Ricoverato d'urgenza, in un ospedale sul litorale romano, il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, da 33 giorni in sciopero della fame contro la censura sui temi ambientali nei programmi tv e contro la violazione del pluralismo politico. Napolitano lancia un appello: "Non prosegua in una così estrema forma di protesta". Intanto la Rai, con il voto contrario del presidente Garimberti, ha deciso lo stop ai talk show per un mese, fino al voto delle regionali. Si ribellano i conduttori, da Bruno Vespa a Giovanni Floris a Lucia Annunziata. E Michele Santoro annuncia: "'Il 25 marzo proverò ad andare in onda con una vera e propria trasmissione di Annozero. Non so dove". Un appello contro il divieto è stato inviato ai presidenti delle Camere e alle autorità di garanzia del settore da Rita Borsellino, David Sassòli, Nichi Vendola e Luigi Zanda.
Rai, stop ai talk show. Il cda Rai, a maggioranza, ha deciso lo stop ai talk show per un mese, fino al voto delle regionali. Ma la decisione incassa il no convinto del presidente di viale Mazzini Paolo Garimberti, che giudica la decisione un danno per la Rai stessa e per gli utenti, e per la quale si è detto molto contrariato, ricordando in cda di essersi battuto e di aver fatto "tutto il possibile perché non si arrivasse a questo esito", compreso un estremo tentativo di avere dalla Vigilanza un'interpretazione formale utile all'applicazione del regolamento sulla par condicio meno dannosa per la Rai.
Garimberti: "Una vicenda che mi tormenta"

. Il presidente Rai ha spiegato che, pur comprendendo le valutazioni del dg, "come giornalista e come amministratore" è stato "molto tormentato da questa vicenda" di cui non condivide la conclusione, e si è detto contrariato soprattutto per "i seri dubbi sulla costituzionalità di alcune parti del regolamento, come del resto ammesso chiaramente anche da un ex presidente della Corte Costituzionale e come paventato dallo stesso presidente dell'Agcom". Inoltre Garimberti ritiene, da amministratore, "che vi sia anche un concreto rischio di danno erariale" che potrebbe evidenziarsi in modo più definito dopo un'eventuale accoglimento da parte del Tar dei ricorsi delle emittenti private.
"Si danneggia l'immagine della Rai". Come "giornalista liberale" poi, Garimberti valuta la decisione "in modo assolutamente negativo" perché in questo modo "si danneggia gravemente l'immagine della Rai e si colpiscono gli utenti cui viene negato un diritto che coincide con un dovere specifico del servizio pubblico: quella di fare informazione". Il presidente di viale Mazzini conclude difendendo i conduttori: "Si dà un segnale di sfiducia nei loro confronti presumendo che non siano capaci di gestire gli spazi loro affidati. Rifiuto l'idea che dei colleghi giornalisti non siano in grado di comportarsi con giudizio ed equilibrio". Contrario anche il consigliere d'amministrazione Giorgio Van Straten, in quota Pd: "Restano i notiziari ma questo, visti i comportamenti dell'attuale direzione del Tg1, non può rassicurare nessuno. L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, parla invece di "uno dei momenti più bui per la libertà di stampa in Rai da quando esiste il Servizio pubblico radiotelevisivo".
Conduttori in rivolta. Di "decisione grave, ingiusta e sorprendente" parla Bruno Vespa, mentre il conduttore di Ballarò, Giovanni Floris, annuncia che "cercheremo ogni spazio nel diritto e nei regolamenti per riuscire ad andare in onda". Duro l'ex direttore del Tg3, Antonio Di Bella: "RaiTre si oppone con forza a una decisione gravissima e senza precedenti ed esperirà ogni tentativo possibile per poter andare in onda con Ballarò e con ogni altra trasmissione nel rispetto dei telespettatori, della legge e della Costituzione". "I programmi non cancellati che comunque devono sottostare al regolamento subiscono un'ulteriore beffa che è la sostanziale impossibilità a lavorare", osserva Lucia Annunziata. E Michele Santoro: "Qui si va oltre un regolamento già illegittimo, è una prova di forza del governo punto e basta, di cui francamente mi chiedo anche il motivo. Si vuole umiliare la tv, con i suoi autori e conduttori, in base alla legge del più forte, quella dei partiti". E annuncia: "Il 25 andrò in onda, non so dove".
Le reazioni del mondo politico e del lavoro. Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, "se è comprensibile l'esigenza di regolamentare meglio la partecipazione dei diversi candidati nella campagna elettorale, non è tuttavia giustificabile la cancellazione, di fatto, della voce di chi, in piena autonomia, rappresenta le istanze del mondo del lavoro e della produzione in questa difficile situazione di crisi". "Per la prima volta, in dodici anni, proprio durante la campagna elettorale non ci sarà politica, è un'assurdità e un paradosso", aggiunge Giovanna Melandri del Pd.
La vicenda Bonelli. Le condizioni fisiche del leader dei Verdi che da oltre un mese non si nutre e che ha perso oltre 15 chili dall'inizio della protesta, "sono fortemente peggiorate a causa di problemi renali - si legge in una nota del partito - proprio i problemi renali e la presenza di sangue nelle urine hanno spinto i sanitari che seguono Bonelli a disporre un ricovero immediato". Sulla vicenda anche in Quirinale ha emesso un comunicato nel quale è scritto che "il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, informato delle gravi condizioni di salute dell'onorevole Angelo Bonelli, nel confermare l'attenzione alle motivazioni dello sciopero della fame intrapreso da 33 giorni e nel rinnovare il richiamo al pieno rispetto del principio del pluralismo nella comunicazione politica, auspica che l'onorevole Bonelli non prosegua in una così estrema forma di protesta".
Appello ai presidenti delle Camere. Un appello ai presidenti delle Camere e alle autorità di garanzia del settore è stato lanciato da Rita Borsellino, David Sassòli, Nichi Vendola e Luigi Zanda (leggi l'appello). "Vietare i dibattiti politici in televisione significa impedire ai cittadini italiani di formarsi la propria opinione, partecipare alla propria storia, privarli della libertà di scegliere coloro che dovranno governare", rilevano i quattro firmatari.

(01 marzo 2010)

Articolo tratto da www.repubblica.it

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