Un Doblò per Totò

07 marzo, 2010

L'opposizione punta sulla piazza "Sabato a Roma contro l'imbroglio"

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Dopo il varo del decreto salva-liste, si scatena la protesta. Il Pd: "Tutti in piazza"
Manifestazioni nel weekend. Bersani: "Colpa del governo, Napolitano non c'entra"

ROMA - Il momento clou sarà sabato. Tra una settimana il Pd, l'Idv, l'arcipelago delle sigle della sinistra e anche il popolo viola saranno in piazza per gridare il loro sdegno per il decreto salva liste. Quel testo approvato dal consiglio dei ministri per rimediare all'esclusione della lista del Pdl per le regionali del Lazio e del listino di Roberto Formigoni per il voto in Lombardia (oggi riammesso dal Tar, senza che venisse considerato il decreto, sostiene il governatore). Una scelta che ha, di fatto, reso abissale il solco che separa maggioranza e minoranza. Sia in Parlamento, dove il Pd annuncia una battaglia parlamentare dura su ogni argomento, sia nelle piazze.
Le prime avvisaglie si sono già viste. Ieri sera il popolo viola era davanti al Quirinale, oggi in piazza del Pantheon a Roma c'erano Massimo D'Alema, Dario Franceschini, esponenti dell'Idv ed Emma Bonino (molto applaudita). Tanti gli slogan contro il governo, ma anche qualche, isolata, contestazione all'ex ministro degli Esteri accusato di essere in qualche modo responsabile della situazione che si è creata. Domani, invece, tocca nuovamente al popolo viola che, alle 15 in piazza Navona, ha convocato una mobilitazione.
In piazza dunque. E, stavolta, si muove il Pd in prima persona. Non è facile la posizione di Bersani. Stretto tra un Di Pietro che si scaglia contro Napolitano e il Pdl che chiede ai Democratici, polemicamente, se tra i bersagli della protesta ci sia anche capo dello Stato che il decreto l'ha firmato giudicandolo non anticostituzionale. Ed è questo uno dei nodi più spinosi per Bersani e soci. Che hanno passato la giornata a ribattere alle accuse di Di Pietro e di altri esponenti dell'Idv nei confronti del presidente della Repubblica. Perché il rischio dello scontro con il Colle è chiaro ai Democratici che, non a caso, si sono spesi, tutto il giorno per cercare di mettere al riparo il Quirinale dagli attacchi contro il governo e contro il decreto. Cosa resa ancor più complicata da un diffuso scetticismo interno, per ora non palese, per la scelta di Napolitano.

Per questo il Pd sposta il tiro sulla maggioranza. "Sono loro i responsabili, non certo Napolitano" dice Bersani. Convinto che "l'Aventino" non serva e sicuro di portare la battaglia fino alla Consulta. "Sabato tutti in piazza" annuncia Franceschini. "Ci sarà anche Sinistra e Libertà" dice Nichi Vendola che chiede al Pd di inserire nella 'piattaforma' anche la questione dell'articolo 18. Appuntamento a Roma tra una settimana dunque. Una mobilitazione che il Pd ha annunciato in una nota con queste parole: "Contro la destra dei sotterfugi e degli imbrogli la parola d'ordine sarà: per vincere, sì alle regole, no ai trucchi".
Difficile, insomma, la strada del maggiore partito d'opposizione. Che in piena campagna elettorale sa di avere gli occhi puntati addosso e non può permettersi di dare l'impressione di coltivare tentazione "inciuciste". Anche a costo di vedere raffreddati i rapporti con Napolitano.   

di MATTEO TONELLI

(06 marzo 2010)

Articolo tratto da www.repubblica.it

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