Un Doblò per Totò

22 febbraio, 2010

Facebook, oscurato il gruppo contro i bambini down

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La brutta pagina sul social network che ieri ha provocato la protesta del popolo della Rete non è più accessibile
Gli esperti mettono in guardia: non assecondate, si tratta di "troll", iniziative create apposta per provocare

l richiamo del Garante della privacy: "Foto del bimbo lede dignità
Massimo rispetto per minori e persone con problemi di salute"

ROMA - Il gruppo su Facebook contro i bambini down è stato oscurato. Non si sa se siano stati gli stessi promotori a censurarsi, se sia stato l'intervento della polizia postale o se siano stati i gestori del social network a chiuderla, il risultato è che non si arriva più a quella brutta pagina online. Sono invece ancora attivi i numerosi gruppi che hanno protestato contro gli autori dell'iniziativa "giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down". Ma probabilmente si tratta solo di quel fenomeno che esiste online chiamato "troll", ossia una finta provocazione con lo scopo di sminuire il valore di una comunità virtuale.
Il ministro per le Pari opportunità. "Ringrazio la polizia postale per lo straordinario lavoro fatto e per la tempestività" ha commentato il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, che già ieri aveva attaccato i fautori del gruppo parlando di "atto indegno di persone civili". Il  ministro questa mattina è tornato sul tema parlando con i giornalisti a margine di una visita all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli, auspicando "rapide indagini" per individuare i responsabili. Entrando in ospedale ha incontrato una mamma di un bimbo down che l'ha ringraziata per il suo interessamento. "Sono indignata, non ho altre parole", ha aggiunto il ministro.
Il fenomeno del "troll". Gli esperti di Internet invitano però a non assecondare tali iniziative perché si tratta solo di "troll", termine che Wikipedia definisce come "individuo che interagisce con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati". Se così fosse, l'ignoto promotore ha fatto di nuovo centro leggendo messaggi indignati e sfogliando giornali e quotidiani che hanno riportato il suo gesto.

Forum delle associazioni familiari. C'è anche chi invita a non sottovalutare certi comportamenti come Franceco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, secondo il quale anche se "molte voci si sono alzate, indignate", si tratta "di un segnale di allarme che non deve essere banalizzato né sottovalutato. E' vero che sulla rete circola tutto e il contrario di tutto, ma proprio per questo non è tollerabile che il disprezzo della dignità della persona umana si esprima senza conseguenze: non sono ragazzate, non sono atti goliardici: sono parole indegne di un Paese civile, che non hanno alcun diritto di cittadinanza''.

Il richiamo del Garante della privacy.
L'Autorità Garante per la privacy "prende atto che il gruppo shock su Facebook contro i bambini down è stato doverosamente e tempestivamente oscurato", ma avverte i media: anche la foto del neonato con la scritta ingiuriosa sulla fronte, pubblicata da alcune testate, lede la dignità della persona. "Nello spazio utilizzato dal gruppo - spiega il Garante in una nota - appariva anche la foto di un neonato con una scritta ingiuriosa sulla fronte. L'immagine è stata ripresa da alcune testate, seppur in un contesto di generale riprovazione di quanto accaduto, senza l'adozione di accorgimenti che la rendessero anonima". A tale riguardo, l'Autorità invita i mezzi di informazione che intendano documentare questo grave episodio - agenzie di stampa, giornali, quotidiani on line, tg, ma anche gruppi attivi su internet - a non rendere in alcun modo riconoscibile il bambino oggetto dello sfregio, avendo l'accortezza di oscurarne o pixelarne adeguatamente il volto.
Il Garante, si legge nella nota, "ha deciso di inviare ai direttori di tutte le testate giornalistiche, sia dei quotidiani che delle tv, una lettera per richiamare al più scrupoloso rispetto dei principi sanciti dal Codice deontologico dei giornalisti e dalla Carta di Treviso, in particolare quando si tratta di dare notizie riguardanti minori e persone affette da problemi di salute".

(22 febbraio 2010)

Articolo tratto da www.repubblica.it

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