Un Doblò per Totò

21 febbraio, 2010

"No ai down", folle gruppo sul Web Ribellione su Facebook: chiudiamoli

 

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La pagina creata sul social network che inneggia alla violenza contro i bambini con questa malattia
Immediata la reazione del popolo della Rete che attacca gli autori dell'iniziativa

Carfagna: "Atto indegno di persone civili". Associazioni persone down: "Aberrante, ignoranza non ha fondo"

 

ROMA - "Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down". Sembra uno scherzo di cattivo gusto invece è il nuovo e raccapricciante gruppo apparso su Facebook che ha già accolto oltre 1200 sostenitori. Sul sito la foto di un neonato sulla cui fronte è scritto "scemo". La 'motivazione' del gruppo recita: "E' così difficile da accettare questa malattia. Perché dovremmo convivere con questi ingnobili creature, con questi stupidi esseri buoni a nulla? i bambini down sono solo un peso per la nostra società". Seguono rivoltanti proposte su come andrebbe risolto il problema, fino al tiro al bersaglio. Fondatori e amministratori: Il signore della notte e il vendicatore mascherato, indirizzo e dati, ovviamente di fantasia.
Il popolo della rete, però, si è già mobilitato contro questa iniziativa, a cominciare dagli insulti e le parole di sgomento pubblicate sulla bacheca dello stesso gruppo oppure i suggerimenti per fermarli che appaiono nella pagina dedicata alle discussioni. Come quello del gruppo creato nato appena ieri "per difendere questi poveri bambini indifesi" che ha già oltre 15mila membri, che ha lanciato una petizione per fare chiudere quello "Deridiamo i bambini down" sottolineando: "I bambini down sono persone normali come tutte le altre, sono speciali, è incredibile quanto siano bastarde le persone che creano questi gruppi".
Il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, ha parlato "atto indegno di persone civili, inaccettabile e pericoloso" e assicura che i responsabili saranno perseguiti per il reato di istigazione a delinquere. L'esistenza di un simile gruppo su Facebook ha scatenato anche la protesta reale di diverse associazioni che ne chiedono la chiusura immediata. "Chi ha il potere di chiudere il gruppo lo faccia immediatamente", afferma Sergio Silvestre, leader del

Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di down. "E' aberrante che un gruppo, culturalmente molto limitato, si diverta a scherzare su cose molte gravi - prosegue - Fatti come questo vanno stroncati sul nascere. Gli fa eco Letizia Pini, presidente dell'Associazione genitori e persone con sindrome di down onlus. "E' aberrante - commenta- Noi associazioni tanto facciamo per l'integrazione ma è inutile se poi abbiamo a che fare con persone che istigano alla violenza. Si deve intervenire, eventualmente anche a livello legale se ci sono gli estremi".
Sulla vicenda ha preso posizione anche il cantautore Eugenio Finardi, padre di una ragazza down di 26 anni: "Mi fanno veramente pena: hanno più problemi loro che mia figlia - afferma - devono sentirsi delle nullità per prendersela con i più deboli dei deboli". Dura anche l'associazione Capirsi Down. "L'ignoranza non ha fondo", afferma la presidente Manuela Colombo, certa che fatti come questi siano frutto di un clima negativo: "Finché in tv passano certi messaggi e al Grande fratello il termine 'mongoloide' vola a destra e a manca, non ho molte speranze".
La polizia postale sta monitorando il social network per cercare di individuare chi lo ha aperto e fare in modo che possa esser rimosso il prima possibile. Ma non è facile, spiegano gli esperti, intervenire per bloccare pagine e siti su internet. In particolare, per rimuovere le pagine di Facebook, sarebbe necessario agire tramite rogatoria internazionale che deve essere richiesta dalla magistratura: il server su cui gira Facebook è a Palo Alto, in California e dunque l'Italia non può intervenire direttamente. Si può invece chiedere alla società americana - grazie agli accordi di collaborazione - la chiusura della pagina in tempi rapidi.
Ed è quello che probabilmente succederà, visto che nei casi simili avvenuti in passato, il social network ha accolto le richieste provenienti dall'Italia, soprattutto se violano la Dichiarazione dei diritti di Facebook, ovvero inneggiare alla violenza o all'odio. Come è già accaduto con i gruppi contro Silvio Berlusconi, nati e oscurati dopo l'aggressione al premier in piazza Duomo quando si creò un caso Tartaglia, cui ha fatto seguito poco dopo il caso Susanna Maiolo o, più di recente, il gruppo chiuso perché rivolgeva minacce al concorrente del Grande fratello 10, Mauro Marin.

(21 febbraio 2010)

(21 febbraio 2010)

Articolo tratto da www.repubblica.it

l’ultimo aggiramento è stato fatto il 22/02/2010

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