Un Doblò per Totò

22 gennaio, 2010

Caro Ministro, sono una bambocciona con disabilità gravissima!

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È la mamma di una trentasettenne con disabilità gravissima a dare idealmente voce alla figlia in questa lettera aperta inviata al ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, dopo che quest'ultimo - di fronte a una Sentenza che costringe la famiglia a pagare gli alimenti a una trentaduenne universitaria fuori corso - aveva dichiarato: «Ci vorrebbe una legge che obbligasse i figli ad uscire di casa a diciotto anni». Insomma, una legge cosiddetta "anti-bamboccioni"...

 

Sono una "bambocciona" di quasi 37 anni e vivo ancora in famiglia, per mia fortuna! Avrei fatto una ben triste fine se non fosse così.
Ho letto in questi giorni dell'intenzione del Ministro Brunetta di proporre una legge che obblighi i figli a lasciare la casa paterna al compimento dei diciotto anni. Ben detto! Una brillante idea che vorrei commentare, se potessi farlo. Una legge così, però, obbligherebbe il Governo, ai sensi della Costituzione Italiana, a prevedere una partecipazione economica a questo scopo, perché la maggior parte dei ragazzi italiani a diciotto anni studia ancora e non ha redditi propri. Come potrebbero quindi mantenersi fuori casa?
E se una legge in tal senso con i relativi fondi venisse veramente proposta e approvata, dove si potrebbe trovare la copertura finanziaria, visto che non ci sono le risorse economiche nemmeno per mettere in atto le leggi che già ci sono?
Vorrei ricordare anche al Ministro Brunetta che una legge in tal senso dovrebbe contemplare tutti i diciottenni, compresi quelli con disabilità. Ma forse lui non è a conoscenza di quanto possa costare la vita autonoma fuori dalla famiglia d'origine, tante e tali sono le necessità: dalla casa senza barriere, con arredamenti tecnologicamente avanzati, all'assistenza per gli atti quotidiani della vita, quali andare a scuola, lavorare, fare la riabilitazione.
Se oggi non sono stanziati fondi sufficienti ai sensi della Legge 162/98 tali da permettere a tutte le persone con disabilità di avere una vita autonoma, come è possibile solo pensare di emanare una legge del genere? Oppure sarà previsto che le persone con disabilità possano continuare a vivere in famiglia, così da evitare un esborso molto oneroso per le finanze del nostro Stato? E le Pari Opportunità? Questa, infatti, sarebbe discriminazione e in tal senso esiste una legge, una buona legge, parecchio dimenticata, che in questo caso credo sarebbe finalmente messa in atto da molti [si tratta della Legge 67/06 sulla discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, N.d.R.].
Io non mi preoccupo, certo, perché ho un patrimonio invidiabile che mi permette di avere tutto ciò che mi serve per vivere dignitosamente. Infatti ho un padre e una madre che fin da quando ero piccola si sono presi cura di me e io sono sempre al primo posto in famiglia per quanto riguarda le priorità. Certo, ho anche un sostegno economico dallo Stato di circa 750 euro, che aiuta i miei genitori a sostenere la mia vita materiale, alimenti, vestiario, medicinali, cure, spesso anche trascurando e dimenticando i loro sogni, i loro interessi, la vita stessa.
Non mi sono mai rifatta il letto, nonostante l'età, e non ho imparato a far da mangiare: sono proprio una gran bambocciona! Credo però che avrei diritto anch'io alla sua considerazione, perché se una Sentenza che obbliga un padre a mantenere la figlia trentaduenne studentessa universitaria fuori corso ha provocato un tale interessamento da parte sua, vorrei per equa giustizia che lei si ponesse la domanda di come i miei genitori abbiano fatto finora a mantenermi.
Certo, io non frequento l'università e non posso far causa a nessuno, non sono in grado di farlo. Vorrei solo poterle chiedere di occuparsi anche delle famiglie con figli maggiorenni disabili, e non solo per tagliare i permessi mensili o per negare la richiesta di prepensionamento a chi un lavoro è riuscito a mantenerlo nonostante le difficoltà di organizzazione familiare (la mia mamma non è stata così brava e non avrà diritto ad alcuna pensione).
Vorrei infine poterle dire che pur se faccio parte di una minoranza, sono, esisto e ho gli stessi diritti di tutti i "bamboccioni", anche se io non posso esprimerli; lo fa la mia mamma per me, così come ha scritto questa lettera, ipotizzando il mio pensiero e ascoltando il suo cuore. Dopo trentasette anni e sentendo certe ipotesi da parte di un Ministro, proprio non riesce più a stare zitta! Ma si sa, la mamma di una bambocciona disabile parla sempre troppo.
*Presidente Associazione "Claudia Bottigelli" - Difesa dei Diritti Umani e Aiuto alle Famiglie con Figli Disabili Gravissimi.

(di Marina Cometto*)

Ultimo aggiornamento (martedì 19 gennaio 2010

Articolo tratto da www.superando.it

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video tratto www.youtube.com inserito da girmawinetwo

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