Un Doblò per Totò

04 novembre, 2009

Furio Colombo, l'umiliazione delle barriere ricade su di noi di Furio Colombo congresso Ass. Luca Coscioni 29/09/2009

 

PRIMA PARTE

 

 

SECONDA PARTE

Testo Intervento:

Perché sono qui? Perché ho deciso di partecipare, di prendere parte a quest'evento? Perché lo considero importante, perché è importante ed è innovativo, straordinariamente innovativo da un punto di vista di organizzazioni e di modalità, perché esiste una tecnologia che rende possibile questo modo di fare un congresso senza essere necessariamente nella stessa stanza e nello stesso luogo ed è innovativa l'idea che possa proseguire nel tempo, in modo che alcune cose possano essere dette e ridette, possano essere dette e confermate,possano essere dette e discusse ed eventualmente cambiate.
E' una situazione in evoluzione che rappresenta abbastanza bene come dire il meglio del peggio in cui stiamo vivendo, il peggio è che ti cambiano continuamente le carte in tavola, il meglio è che siamo un pò più titolari dei nostri diritti a partire da piccoli mezzi.
Anche in un paese nel quale l'informazione è sotto rigoroso controllo, anche in condizione in cui il servizio pubblico, per esempio la RAI, è nella crisi che sappiamo, ma non per il fatto che questa crisi sia nata adesso su due piedi, ma perché è una crisi profonda antica radicata nella vita italiana, semmai aggravata da alcune circostanze velenose che caratterizzano il micro-tempo nel quale stiamo vivendo che però e un macro-tempo nel quale tante cose velenose e tante cose dannose per la democrazia sono accadute.
Essere qui vuol dire essere a sostegno dei diritti umani, dei diritti civili, vuol dire essere dalla parte di chi si è battuto per Coscioni e per Welby, vuol dire sapere che un paese persino quando riesce a dire alcune cose civili ed importanti non deve mai smettere di dirle, perché non ricomincia da capo, la parte buona del mondo, la parte civile, la parte avanzata, la parte in grado di cambiare o almeno di migliorare un pò la vita quotidiana, non continua se non la facciamo continuare e quel tanto di insistenza e di tenacia per cui alcune cose si ripetono, e questo congresso ne è l'occasione, ci serve per dire che il mondo ha bisogno di manutenzione e quello che stiamo facendo è manutenzione di alcuni principi fondamentali.
Ce n'è uno in particolare al quale vorrei dedicare l'occasione del mio intervento: ed è quanto poco un paese civile-incivile, civile perché così crediamo di essere, incivile perché poi cosi finiamo per comportarci, un paese civile-incivile come l'Italia dedica al problema della disabilità, al problema di coloro che non sono in linea (ecco cosa è la disabilità),non sono in linea con quella che viene considerata la norma della possibilità di utilizzare la vita ed i suoi strumenti.
La disabilità nel nostro paese non è la sola condizione della solitudine, ma certo è una grande e grave condizione di solitudine e chi si occupa di diritti umani, di diritti civili, di diritti di coloro ai quali questi diritti vengono negati, chi si occupa di questi diritti, non può non mettere molto molto avanti nella lista delle cose che non si devono dimenticare ed alle quali ci si deve costantemente dedicare , il problema dei disabili. Nell'occasione di intervenire qui oggi, ricordo due nomi perché in modo diverso mi sono cari, uno è quello di Luca Faccio che mi aiuta, mi orienta in tutti i problemi dei disabili, è disabile lui stesso, di grande intelligenza e di appassionato interventismo, che non molla mai, non cede mai non trascura mai nessun dettaglio, sapendo che ogni dettaglio nasconde la trappola dei grandi problemi, quelli in cui improvvisamente la solitudine diventa non soltanto un tormento,ma un immenso problema perché da soli alcune cose non si possono fare, ed un altro nome quello di Alessandra Incoronato che è una di quelle persone a cui il nostro paese non dedica scuole, non dedica strade ma che invece dedicano la propria vita alla vita degli altri. Anche Alessandra Incoronato è una disabile, ma il problema che lei pone non lo pone per se, non chiede nulla per se.
Io l'ho trovata il 1 Agosto di fronte a Montecitorio, che era già chiuso, i colleghi deputati erano già partiti,le vacanze erano già cominciate splendore di sole temperatura altissima, era in carrozzella davanti Montecitorio a iniziare uno sciopero della fame per i diritti dei disabili. E' da loro, da Luca Faccio, da Alessandro Incoronato, da tanti altri, ma prima di tutto da loro che sono stato guidato a capire che è inumano, impossibile e insultante vivere con 250, con una pensione di 255 e 31 centesimi (se non sbaglio) euro al mese, questo sarebbe il modo in cui lo stato contribuisce alla sopravvivenza di questi cittadini intorno ai quali non esiste struttura, non esistono luoghi di incontro, non esistono situazioni che ne facilitano la vita, non esistono, come dire, le strade e le piazze dal punto di vista della possibilità di stare insieme di vivere insieme e di chiedere e proporre insieme il grande contributo che queste persone possono dare alla nostra, non alla loro,alla nostra vita e al nostro paese. Mi ricordava Luca Faccio che oltre ai 250 euro, "il grande beneficio" messo a disposizione, c'è un'indennità di 450 euro per l'accompagnatore, siamo al di sotto di ogni possibile soglia di sopravvivenza, sia per le persone disabili di cui stiamo parlando sia per coloro che di esse dovrebbero occuparsi.
Qui attenzione il problema non è di tipo sindacale, non è di tipo "rivendicazione di diritti" nel senso sindacale della parola:" perché mi date cosi poco?", perché abbiamo diritto ad avere di più!"
Il problema non è dei disabili italiani tenuti in un angolo dell'esistenza collettiva da situazioni così incredibili, il problema è nostro, il problema è di coloro che in tutte le situazioni della vita pubblica, della vita sociale, penso a me come deputato, penso a me come giornalista,penso ai colleghi giornalisti, penso ai colleghi deputati, penso a tutte le persone attive e che si considerano "normali cioè standard" e che pensano che possono elargire qualche aiuto marginale, ma intanto poi pensano loro a mandare avanti la società.
Paesi più civili e più avanzati del nostro, penso agli Stati Uniti, che per me è stato sempre un modello non solo di comportamenti politici, ma anche sociali ed umani, considerano il contributo delle persone disabili, non soltanto una buona cosa che bisognerebbe rendere possibile, no è indispensabile, perché altrimenti c'è una limitazione dell'espressione, di intelligenza, della creatività, del talento, del contributo alla vita di tutti, che non è soltanto un'ingiustizia o non è soltanto una grave ingiustizia ai portatori di disabilità, è un' ingiustizia a danno di tutta la società, un'ingiustizia nei nostri confronti che ci priviamo di una parte di noi stessi, ci priviamo di una parte della nostra vita sociale di una parte della nostra vita italiana, della esistenza libera, intelligente, creativa, costruttiva, in un paese come l'Italia.
Io ho fatto i Nomi di Luca Faccio e di Alessandra Incoronato perché volevo che uscissero dall' immagine indefinita che di solito si proietta si vede all'orizzonte quando si parlano di queste cose con il grande rischio di mettere invece in primo piano i "buoni" che sono coloro che, bontà loro, hanno la pazienza e il tempo di dedicare un minuto a coloro che invece hanno tutta la vita per vivere la loro condizione.
Ecco quello che un congresso come questo può fare, la riflessione che noi possiamo proporre non solo tra noi, ma anche agli altri abitanti di questo paese, di questo stato di questa nazione, è che siamo un paese solo, contrariamente a quanto ci dice continuamente la Lega, siamo un'unica comunità,siamo un'unica vita sociale, siamo un'unica chance di fare o di non fare, di esserci o di non esserci, di esistere o di non esistere, di contare o di non contare nel tempo in cui stiamo vivendo, dobbiamo, vogliamo e l’impegno deve essere questo ,farlo insieme e dobbiamo impedire che ci siano barriere che tengano lontani separati ed umiliati alcuni di noi, perché l'umiliazione ricade su di noi e perché su di noi ricade la responsabilità di avere reso possibile una simile esistenza di fitte barriere.
Non dimentichiamoci che molto spesso queste barriere ci appaiono invisibili, un pò come quelle che per tanto tempo hanno tenuto indietro segregate, separate le donne, dalla carriera degli uomini. Per tanto tempo, ma ancora adesso, se pensate che un'amministrazione eletta è stata disciolta dal Tar locale di una località italiana per il fatto che non comprendeva donne, problema quindi che continua ad esistere, ecco se noi permettiamo che una barriera invisibile ( diciamo invisibile perché è invisibile agli occhi di coloro che si considerano come dire,"standard", ma non è invisibile agli occhi di coloro che la vivono, la patiscono e la vivono tutti i giorni), se noi permettiamo che una barriera per noi, per molti di noi invisibile , per alcuni, addirittura per molti, totalmente ignorata e per molti, purtroppo anche tra politici e governi, totalmente ignorata, se noi permettiamo che questa barriera separi una parte dei cittadini dall'altra parte dei cittadini, se noi permettiamo che ci sia una violazione dei diritti fondamentali a cominciare dalla dignità di persone come noi, di nostri concittadini insieme ai quali dovremmo essere capaci di costruire il nostro futuro, se noi lo permettiamo siamo veramente, ci condanniamo ad un'esistenza minore e irrilevante, sia politica, sia umana, sia sociale, sia culturale.
Io vi ringrazio per l'attenzione che avete dato a questo breve intervento, vi prego di far si che diventi un tema importante, non solo all'interno di questo congresso, ma nella vita di questa organizzazione

Testo e video quì  riportato per gentille concessione dell’Associazione “LUCA COSCIONI”

Il mio sito è www.lucafaccio.it
La mia e-mail è: info@lucafaccio.it

1 commento:

  1. Anonimo1:30 PM

    CARO LUCA,
    STIMO MOLTISSIMO FURIO COLOMBO PER L'IMPEGNO E PER IL CORAGGIO CHE DIMOSTRA NELLE SUE BATTAGLIE, CORAGGIO CHE ANCHE LUI ATTRIBUISCE A UNA PERSONA UNICA E SPECIALE COME TE. CONTNUA COSI' LA TUA LUCE
    FA BRILLARE ANCHE IL SILENZIO DI MOLTI.
    CON AFFETTO E SIMPATIA
    UN ABBRACCIO ENRICO BIANCHIN

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