Un Doblò per Totò

14 giugno, 2009

La Lega si ritrova a Pontida Maroni: "Noi vogliamo le ronde"

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l Carroccio con Berlusconi che parla di "trame eversive per farlo cadere"
Ma Bossi avverte il premier: "Noi siamo indispensabili per governare"

Calderoli: "Un governo che non sia quello riconosciuto dal popolo sarebbe un colpo di Stato"

 

PONTIDA (BERGAMO) - "Ebbene sì vogliamo le ronde: noi guardiamo alla sostanza, non alle chiacchiere" il ministro Maroni lo ha scandito con forza (proprio nelle ore delle polemiche sulla "Guardia Nazionale" predisposta dall'Msi e in attesa del sì defintiivo al ddl sicurezza) al popolo del Carroccio riunito a Pontida. "Siamo in 80mila", ha annunciato trionfante il ministro Roberto Calderoli.
Intanto non si placa l'eco delle parole di Berlusconi che ieri ha parlato di "trame eversive" contro di lui. "Un altro governo? Sarebbe un golpe", ha detto Calderoli. Intanto, però, Umberto Bossi fa pesare il recente successo alle elezioni europee e amministrative: "Noi siamo indispensabili".
Maroni e le ronde. "Noi vogliamo che i cittadini possano affiancare le forze dell'ordine nelle città. Ci dicono che vogliamo le ronde, ebbene sì, vogliamo le ronde", ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha iniziato il suo intervento sul palco di Pontida tra gli applausi con "Padania libera, non mollare mai".
Maroni ha anche annunciato che è già pronto il regolamento che permetterà ai cittadini di affiancare le forze dell'ordine: "Il resto sono solo chiacchiere, noi non ci fermeremo anche se ci dicono di tutto e che vogliamo le camice nere, noi andremo fino in fondo per avere più sicurezza nelle città", ha concluso il ministro.

Maroni ha anche difeso la politica sull'immigrazione coi respingimenti. "Da un mese non arriva più nessuno. A Lampedusa mi dispiace solo per le 30-40 persone - ha osservato - che si occupano del centro e hanno perso il lavoro perché non c'è più un clandestino.
Continueremo questa strada, non ci faremo impressionare".
Calderoli. "Un governo che non sia quello riconosciuto dal popolo sarebbe un colpo di Stato". Così il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli commenta l'ipotesi di un eventuale governo tecnico guidato da una persona non eletta dal popolo, ipotesi evocata ieri dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha parlato di un 'piano eversivo' nei suoi confronti.
Calderoli poi ha spiegato che "Bossi è il migliore alleato del governo, il migliore alleato tra gli alleati" e che comunque "da parte mia non credo ai complotti certo che c'è qualcuno che si muove, magari in modo un po' scoordinato".
Bossi: "Noi decisivi". "Questa Lega continua a crescere e ha creato una grossa classe dirigente, siamo diventati fondamentali per governare", ha detto Umberto Bossi iniziando il suo comizio dal palco. Il leader della Lega ha ribadito la stabilità del patto di alleanza con Berlusconi ("E' stato di parola, ci ha dato i voti") ma afferma: "D'altra parte non abbiamo problemi a fare accordi con chicchessia, perché la Lega non è scomponibile: siamo uniti dall'amore per la Padania. Non ci dividono. Siamo saldi. E siamo pronti fino a portare fino in fondo la lotta per la liberazione".
Anche il leader lumbard, dopo Calderoli, è tornato sulle presunte "trame" di cui ha parlato ieri il premier: "La Lega è una forza radicata sul territorio, la Lega è democrazia, la Lega vigila, e finchè ci siamo noi la democrazia non corre rischi".
"Più soldi ai lavoratori". Bossi è tornato a lanciare la battaglia leghista per i salari differenziati. "Meno soldi allo Stato e più in busta paga": è stato lo slogan che ha lanciato. "Federalismo - ha aggiunto - vuol dire vittoria della periferia produttiva sul centro romano. Voi siete i lavoratori più bravi e più produttivi del mondo e siete sottopagati. In questo c'è qualcosa che non va bene e che deve essere rimesso a posto".
Renzo Bossi. Sul palco per la prima volta ha preso la parola Renzo Bossi, figlio maggiore del leader del Carroccio, per parlare della nazionale padana di calcio di cui è il team manager. "Sono emozionato di essere qui davanti a voi e devo dire grazie a mio padre che mi ha sempre sostenuto - ha detto il giovane Bossi -, anche attraverso il calcio e il grande torneo delle nazioni non riconosciute che stiamo organizzando passa il messaggio della libertà dei popoli". Dopo il discorso, renzo Bossi ha donato la maglia a righe biancoverdi della Padania al padre.

 

(14 giugno 2009)

Articolo tratto da www.repubblica.it

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