Un Doblò per Totò

25 febbraio, 2009

ARRIVANO SCIOPERO ' VIRTUALE ' , REFEREDUM OBBLIGATORIO E MULTE AI LAVORATORI

di ce.bu.

Nuove regole in arrivo per gli scioperi nei trasporti: indire una giornata di protesta capace di bloccare bus, treni e aerei sarà più difficile e, soprattutto, in alcuni settori sarà addirittura richiesta un'adesione individuale preventiva da parte del singolo lavoratore che intende incrociare le braccia. Il governo è infatti al lavoro su un progetto di riforma della regolamentazione del diritto di sciopero nei servizi di trasporto che dovrebbe arrivare venerdì in consiglio dei ministri. E, se la bozza dello schema del ddl delega di riforma verrà confermata, sono molte le novità che arriveranno per regolamentare nel settore il diritto di sciopero, a partire dall'obbligarietà del cosiddetto sciopero virtuale. Contro la proposta è già scattata la mobilitazione di alcuni partiti e sindacati: «Mi auguro che il tentativo del governo non sia quello di impedire che il dissenso dei lavoratori possa manifestarsi» dice il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari. «Vale la pena ricordare - continua - che la legge attualmente in vigore è la più severa d'Europa. Ed è una legge osservata, visto che le contestazioni della commissione di Garanzia non vanno oltre lo 0,7% delle azioni di sciopero. Infine - chiude Solari - questo è un tema su cui dovrebbe discutere il Parlamento, non ci si può affidare ad una legge delega».

«Le nuove regole per gli scioperi nei servizi pubblici sono gravissime e inaccettabili. Si vuole portare così a compimento l'attacco al lavoro e alla democrazia alla base dell'accordo separato sulla contrattazione, si vuole distruggere l'autonomia del sindacato e la possibilità che questo ha di organizzare i lavoratori» dice Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc. Più dialogante l'atteggiamento del Pd e di alcuni sindacati come Cisl e Ugl. «Noi siamo d'accordo a trovare una mediazione tra il diritto di sciopero e le esigenze dei cittadini alla mobilità - spiega Cesare Damiano del Pd, ex ministro del Lavoro - e l'introduzione dello strumento del referendum tra i lavoratori per proclamare lo sciopero può essere un passo avanti. Quello che non ci piace è la dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero dei lavoratori. Stiamo parlando di un diritto costituzionale, molto delicato». Infine, Damiano invita il governo ad «adottare il metodo della concertazione convocando a un tavolo le organizzazioni sindacali, e non quello dell'imposizione legislativa lesiva dell'autonomia delle parti sociali». «Il governo getta la maschera e indica una scorciatoia autoritaria per ridurre i diritti dei lavoratori, a cominciare dal diritto di sciopero», afferma Claudio Fava, segretario di Sinistra Democratica.

LO SCIOPERO VIRTUALE
Si prevede, nella bozza di legge «l'istituto dello sciopero virtuale che potrà può essere reso obbligatorio per determinate categorie professionali le quali, per le peculiarità della prestazione lavorativa e delle specifiche mansioni, determinino o possano determinare, in caso di astensione dal lavoro, la concreta impossibilità di erogare il servizio principale ed essenziale». In sostanza lo sciopero virtuale prevede che un lavoratore dichiari l'astensione dal lavoro ma in realtà presti comunque la sua attività, perdendo però la retribuzione. Questa, insieme alla somma che deve erogare l'azienda, viene poi destinata a fini sociali. In questo modo - nelle intenzioni del governo - non si danneggiano i cittadini e si fa comunque una pressione sull'azienda. La Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero aveva proposto di destinare questo denaro anche a comprare pagine di giornali per illustrare i motivi della vertenza e quindi informare l'opinione pubblica.

REFERENDUM OBBLIGATORIO
Prevista anche «la necessità di proclamazione dello sciopero da parte di organizzazioni sindacali complessivamente dotate di un grado di rappresentatività superiore al 50% dei lavoratori – continua la bozza - e della dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero stesso da parte del singolo lavoratore almeno con riferimento a servizi o attività di particolare rilevanza».

LE MULTE
Il governo inoltre, stando alla bozza, è delegato a «rivedere e aggiornare il regime sanzionatorio, per tutti i servizi pubblici essenziali, con specifico riferimento al fenomeno degli scioperi spontanei e sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi». La riscossione delle sanzioni individuali è affidata a Equitalia.

UN CONTROLLO "POLITICO"
Nascerebbe inoltre una Commissione per le relazioni di lavoro con il compito di «verificare l'incidenza e l'effettivo grado di partecipazione agli scioperi anche al fine di fornire al Governo, alle parti sociali e agli utenti dei servizi pubblici essenziali un periodico monitoraggio sull'andamento dei conflitti, sul loro reale impatto sui servizi essenziali e, in questa prospettiva, sulla rappresentatività degli attori sociali tale da garantire trasparenza e simmetria informativa nelle relazioni industriali». Nel valutare il grado di rappresentatività dei soggetti che proclamano lo sciopero la Commissione «utilizzerà - riporta la bozza - là dove presenti, indici e criteri elaboratori dalle parti sociali ivi compresa la certificazione all'Inps dei dati di iscrizione sindacale». La Commissione per le relazioni di lavoro, si legge ancora nella bozza, «è composta da un numero massimo di cinque membri scelti, su designazione dei Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, tra esperti di relazioni industriali e nominati con decreto del Presidente della Repubblica». Per l'esercizio delle proprie funzioni la Commissione per le Relazioni di Lavoro «si avvale, oltre che del personale oggi in capo alla Commissione di Garanzia della attuazione della legge di regolamentazione del diritto di sciopero, delle strutture centrali e periferiche del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali».

25 febbraio 2009
Articolo tratto da: www.unità.it


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