Un Doblò per Totò

17 luglio, 2009

Disabili in vacanza, percorso a ostacoli

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Porte troppo strette o rampe troppo ripide. Oppure quei tre gradini che impediscono di accedere alla piscina dell’albergo in totale autonomia. Basta poco e la va­canza, per chi si muove su una sedia a rotelle, è rovinata. Eppure, sul sito internet dell’hotel, c’era logo con l’o­mino stilizzato in carrozzina che, in teoria, avrebbe dovuto garantire ac­cessibilità e vacanza in libertà. Ma il bollino non basta: «È un’autocertifi­cazione, una dichiarazione di dispo­nibilità della struttura ad accogliere il cliente disabile – spiega Roberto Vi­tali, presidente di “ Village for all”, il primo network di villaggi e campeg­gi accessibili –. Il bollino è una logica da superare».
E non solo per garanti­re una vacanza su misura per chi ha una mobilità limitata, ma anche per un (banale) interesse economico. «Siamo di fronte a un mercato enor­me – aggiunge Vitali –. Innanzitutto perché una persona disabile non va in vacanza da sola, ha sempre amici e accompagnatori. Sono clienti che viaggiano anche in bassa stagione e si muovono più volte all’anno». Solo in Italia ci sono 2,8 milioni di disabi­li mentre in Europa ci sarebbero 40­-45 milioni di persone con disabilità disposte a viaggiare ma che non pos­sono farlo perché non hanno garan­zie sulla reale accessibilità della loca­lità scelta.
Numeri che crescono ul­teriormente se si pensa che persone anziane e famiglie con bambini pic­coli hanno esigenze simili: le difficoltà di una persona che si muove in car­rozzina in fondo non sono così diver­se da quelle di una mamma con pas­seggino. Se volessimo scattare un’istantanea all’accessibilità turistica, nel nostro Paese, avremmo un panorama mol­to diversificato: «Nel Nord c’è più u­niformità, sull’Adriatico in particola­re lo standard e i costi sono livellati e ci sono meno sorprese – spiega Giu­seppe Trieste, presidente di Fiaba (Fondo italiano per l’abbattimento delle barriere architettoniche) –. In altre zone invece si gioca un po’ alla roulette russa». Eppure investire per rendere più accessibili le strutture tu­ristiche (ma non solo) e far crescere la cultura dell’accessibilità conver­rebbe a tutti: albergatori, ristoratori e clienti. «L’accessibilità è un requisito essenziale per il 10% della popola­zione, un necessità per il 30%, una comodità tutti», commenta Trieste.
Un mercato potenziale che però non viene preso in considerazione della maggior parte dei tour operator. Non resta allora che optare per la vacanza fai da te, quella organizzata via inter­net grazie anche alla crescente diffu­sione di siti e portali dedicati. «Siti che forniscono informazioni di questo ti­po sono sempre più numerosi, il ve­ro problema è valutarne l’attendibi­lità – spiega Gabriele Favagrossa, re­sponsabile dello sportello vacanze di­sabili di Aias Milano –. Ce ne sono al­cuni gestiti da associazioni che for­niscono indicazioni affidabili e chia­re ».
In Piemonte, ad esempio, è attivo l’I­stituto italiano turismo per tutti (www.isitt.it) . Sviluppato nell’ambi­to del progetto “Turismabile”, il por­tale offre ai naviganti una serie di informazioni, proposte turistiche e i­tinerari «per turisti con esigenze par­ticolari »: dal tour delle Langhe al week-end alla scoperta di Torino. Non mancano poi indicazioni sull’acces­sibilità di alberghi, ristoranti e sta­zioni ferroviarie. Altro progetto, nato recentemente a Roma, è “Diverso viaggiare”: una ve­ra e propria agenzia di viaggi che of­fre i propri servizi a chi si sposta in carrozzina, al giovane celiaco, alla neo mamma o a chi soffre di allergie. Sen­za contare le molte amministrazioni pubbliche da Parma a Forlì, dalla Re­gione Valle d’Aosta al Veneto, che han­no deciso di promuovere il turismo accessibile e di investire in questo set­tore. Mentre Fiaba ha presentato po­chi giorni fa, a Roma, il “Dipartimen­to del turismo per tutti”: un portale che contenga tutte le informazioni e le buone prassi esistenti, in materia di vacanze accessibili. Più un colle­gamento con i tour operator.
Ma la vera sfida è passare da un’infor­mazione dedicata esclusivamente a questa fascia di clienti a una integra­ta. «Un disabile in vacanza è innan­zitutto un turista - spiega Favagrossa - e si aspetta di trovare le informa­zioni necessarie nel portale turistico dedicato a tutti». Il rischio, in caso contrario, è che questi prodotti pen­sati ad hoc per i disabili (dalle bro­chure alle guide) non entrino in cir­colazione e restino nelle mani di un numero ridotto di utenti. «Il salto di qualità – conclude Favagrossa – ci sarà quando le agenzie e i tuor ope­rator penseranno proposte accessi­bili a tutti. Anche a chi ha esigenze particolari».

 

di Ilaria Sesana

17 Luglio 2009

Articolo tratto da www.avvenire.it

 

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