Un Doblò per Totò

09 giugno, 2009

Libera circolazione. L'Europa chiede, l'Italia ignora: il caso "contrassegno unico"

 

 

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Una raccomandazione europea del 1998 chiede agli Stati membri di introdurre il contrassegno europeo di sosta e circolazione per le persone disabili. Per la legge italiana però viola la privacy. E a distanza di oltre un decennio il modello europeo continua a restare ai box

 

ROMA - L'Europa chiede, l'Italia ignora. Da almeno dieci anni. Questione di privacy. La Parking Card for disable people, cioè il contrassegno disabili valido in tutta Europa per la sosta e la circolazione riservata, non è mai sbarcato in Italia: è contenuto in una raccomandazione dell'Unione europea (la n. 98/376/CE) del 4 giugno 1998, che suggerisce da oltre un decennio agli Stati membri di adottare un modello comunitario uniforme di contrassegno per persone con disabilità e di fornire all'atto del rilascio, o su richiesta, un prospetto delle condizioni di utilizzo agli interessati. Trattandosi, tuttavia, di una "raccomandazione", non quindi di una "direttiva", gli Stati membri non hanno mai avuto l'obbligo di recepirla ed applicarla. E l'Italia è tra i Paesi che non hanno ancora formalmente raccolto questa indicazione.

Accade dunque che, quando un cittadino con disabilità si reca in un altro paese europeo, possano insorgere problemi con le locali autorità che si occupano del rispetto del codice della strada. E' infatti consuetudine che il contrassegno italiano - che non ha le caratteristiche stabilite dalla raccomandazione europea - sia riconosciuto anche negli altri paesi dell'Unione Europea, e dunque che con il contrassegno rilasciato dal Comune di Roma, piuttosto che di Milano, Napoli o Torino, una persona disabile italiana possa ad esempio parcheggiare la propria automobile nelle aree destinate alle persone con disabilità di Parigi, Barcellona o Madrid: è però, appunto, solo una consuetudine, non una norma, e dunque, in definitiva, è tutto lasciato al buon cuore delle forze di polizia municipale dei paesi europei. 

In Italia il mancato recepimento della direttiva è dovuto alla necessità di tutela dei dati sensibili, secondo quanto stabilito dalla legge sulla protezione dei dati personali (la legge sulla privacy, 196/03), che all'art.74 comma 1, vieta l'esposizione di "simboli o diciture dai quali è possibile desumere la speciale natura dell'autorizzazione per la sola visione del contrassegno". In sostanza: giacché la Parking Card for disable people, prevista dall'Unione europea in un formato uniforme per tutti gli stati membri, contiene la famosa "sedia a ruote stilizzata" e il nominativo della persona disabile con relativa foto, non viene garantita la privacy di chi ottiene o usufruisce del contrassegno. Mettendo in evidenza il logo della disabilità, la foto e i relativi dati anagrafici si viola infatti la legge italiana sul trattamento e la tutela della privacy: da qui il mancato recepimento nel nostro ordinamento della raccomandazione europea. I comuni italiani, ai quali spetta il rilascio del contrassegno, per ovviare a tale divieto di legge hanno da tempo adottato la pratica del numero di concessione: sul documento non viene posto alcun nome e alcuna foto, ma un semplice numero progressivo, al quale nei verbali del Comune (e solo in quelli) corrisponde un nome e un cognome e una tipologia di disabilità. . "I Comuni - dicono dall'Anglat (Associazione nazionale guida Legislazioni andicappati Trasporti) - non possono applicare la normativa europea, giacché quest'ultima non è stata recepita neanche dall'attuale Parlamento. Si procede con il numero di concessione, ma il modello europeo è in aperto contrasto con la normativa a garanzia dei dati personali". Finchè rimarrà in vigore la legge sulla privacy, è evidente che non sarà possibile recepire la raccomandazione europea: nel gennaio 2008 l'allora sottosegretario ai Trasporti, Andrea Annunziata, rispondendo ad un'interrogazione del deputato leghista Paolo Grimoldi, sottolineava come "non risulta che il Garante per la protezione dei dati personali, pur interessato della materia, abbia intrapreso iniziative, mentre misure sono allo studio del ministro dei Trasporti". Misure che, a distanza di quasi un anno e mezzo, sembrano essersi arenate. Il contrassegno europeo, se mai ci riuscirà, attenderà ancora a lungo prima di sbarcare in Italia.

(9 giugno 2009)

Articolo tratto da www.superabile.it

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