Un Doblò per Totò

10 marzo, 2009

FINI:”BERLUSCONI AL COLLE? E’ UN’IPOTESI NON REMOTA”

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Intervista del presidente della Camera al quotidiano spagnolo "El Pais"
"Il premier gode di appoggio popolare". "Le leadership si affermano"

"Alcuni vescovi hanno la tendenza ad andare al di là del magistero"

MADRID - In una lunga intervista a "El Pais", viene descritto "come il politico più equilibrato di questa emotiva ed agitata terza Repubblica italiana". E Gianfranco Fini, con il giornale spagnolo, parla di tutto. Da Berlusconi (che Fini ipotizza al Colle), all'opposizione (con il plauso a Veltroni). Passando per la nuova idea di destra, il laicismo e l'immigrazione. Per finire con il suo futuro: "Non sono il delfino di Berlusconi". E, alla fine, il giornale spagnolo chiosa: "Oggi persino molti elettori del Pd si sentono rappresentati da questo uomo laico, istituzionale, antitetico delfino di Berlusconi, il cui futuro ha un solo obiettivo: essere il prossimo primo ministro".
Berlusconi al Colle. Per il presidente della Camera l'ipotesi che Berlusconi diventi capo della Stato non è "remota": "Certamente oggi gode di un appoggio personale e popolare che fa sì che questa ipotesi sia tutt'altro che remota". Una frase che riaccende i riflettori sulla possibilità che l'attuale premier diventa il nuovo capo dello Stato.


Il futuro. Anzitutto nega di essere "il delfino di Berlusconi". "Io sono repubblicano - dice il presidente della Camera - e Berlusconi non è un re con un erede. La politica è un'altra cosa. I leader si affermano se hanno la capacità e se ci sono le condizioni e questo non devo deciderlo io". Rivendica i suoi meriti, il leader di An, dice di "aver contribuito a una strategia che la portato la cultura politica della destra italiana a integrarsi pienamente nel sistema politico, grazie anche ad alcuni amici spagnoli, tra i quali Aznar, prima di altri in Europa. Questo attore politico nuovo, che era legato alla nostalgia del fascismo, è oggi una destra democratica", rivendica Fini, cui non piace il termine civilizzata, perché lascia intendere che "prima fossimo incivili".

 

La nuova destra. La destra a cui pensa l'ex ministro degli Esteri è una destra "non ideologica, democratica, europea e istituzionale". Fini ribadisce la sua idea che "la cultura della destra del terzo millennio deve modernizzarsi, bisogna smetterla con le etichette del secolo scorso, che è il millennio scorso. Ci sono sfide culturali che dobbiamo affrontare tutti insieme: l'integrazione, il laicismo, l'emigrazione, i diritti dei cittadini, l'autorità dello Stato".
Pd e Veltroni. Un accenno all'opposizione e al Pd in particolare. Per Fini Walter Veltroni "ha salvato il Pd, senza di lui le elezioni sarebbero andate molto peggio".


Caso Englaro. 'Fare una legge sul fine vita sotto l'onda dell'emozione è sbagliato". Fini torna così sulla vicenda di Eluana Englaro. "La laicità delle istituzioni - continua il presidente della Camera - è un principio che non può essere messo in discussione. Se pensiamo all'ipotesi di uno stato confessionale, entriamo in un'ottica integralista incompatibile con la cultura europea. Questo non significa negare alla chiesa il suo magistero morale. Però sono due sfere distinte. Alcuni politici sembrano avere una scarsa considerazione del valore della laicità istituzionale. E alcuni vescovi hanno la tendenza ad andare al di là del magistero".


Sicurezza. Ronde, violenza alle donne, l'immigrazione illegale. "I mezzi di comunicazione hanno ravvivato il fuoco. Se titolano 'romeno violenta italiana', può essere vero, è però intollerabile usare la componente etnica. Lo stupro è una infamia sempre. Manca equilibrio. Non bisogna buttare benzina sul fuoco della xenofobia e del razzismo - conclude Fini - L'immigrazione richiede una riflessione approfondita. E' come la dinamite, da maneggiare con cautela...".

(10 marzo 2009)

Articolo tratto da: www.repubblca.it




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