Un Doblò per Totò

03 marzo, 2006

SECONDO BENEDETTO XVI CHI AIUTA UN DISABILE E' DEGNO DEL PREMIO ETERNO

Foto : www.repubblica.it
Il primo Marzo 2006 in Brasile è cominciata la Campagna annuale di Fraternità indetta dalla Conferenza Episcopale Brasiliana. Il tema che è stato scelto è il seguente “Fraternità e persone con disabilità” ed il Papa in un messaggio ha affermato" che occorre rinnovare con più forza il mandato della carità verso i disabili." Dal mio punto di vista nei confronti di ogni persona bisogna avere un rapporto paritetico e non di carità questo vale anche per le persone disabili. Benedetto XVI sottolinea l'importanza di inserire le persone disabili nel sociale attraverso non “solo un atteggiamento di tenerezza e di consolazione”, ma di realizzare “un’opera di pieno inserimento” nella società “di questi nostri fratelli e sorelle in Cristo”. Nuovamente non capisco perchè verso un disabile bisogna avere un atteggiamento di tenerezza e consolatorio perchè in questo modo per me si alimenta solo il pietismo credo invece che bisogna come con chiunque altro essere umano stargli vicino ed imparare a chiedere direttamente a lui i suoi bisogni. In conclusione il Papa pone attenzione su chi aiuta il disabile e sul disabile stesso dicendo che "un impegno eroico e degno del premio eterno, non solo da parte di coloro che patiscono tali sofferenze ma anche di quanti aiutano queste persone". Credo che su questo punto la chiesa debba tassativamente abolire il concetto di eroe visto in questi termini chi sta vicino a chi ha bisogno con lealtà non si aspetta nulla ma lo fa solamente perchè si sente di farlo chi si aspetta di guadagnare il "premio eterno " come prima cosa dal mio punto di vista non ha capito nulla e deve rendersi conto che chi necessita di aiuto percepisce se la persona che gli sta accanto lo aiuta per dovere o perchè si sente veramente di farlo. Quello che più di ogni altra cosa mi indigna è che il Papa colui che dovrebbe essere portavoce di certi valori dia certe direttive.

3 commenti:

  1. Anonimo6:05 PM

    Caro dott. Faccio,
    non posso che esprimere il mio accordo con ciò che ha scritto su quanto detto dal Papa.
    Da cattolico le chiedo profondamente scusa per come ha parlato il Vescovo di Roma.

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  2. Anonimo6:14 PM

    Sono profondamente d'accordo con le considerazioni espresse in questo post.
    Un essere umano che in qualche modo "aiuta" un altro essere umano, compie un preciso dovere di coscienza.
    Chi compie il proprio dovere sapendo di compierlo, non ha nessunché di eroico.
    Chi compie il proprio dovere senza avere consapevolezza, è un inconsapevole e non ha nulla di eroico.
    Spero giunga presto (ma so d'essere un utopista) il momento in cui non ragioneremo più per differenze, ma per similarità.
    Non perché siamo cristiani o buddhisti o ebrei o musulmani o atei, non perché siamo in buona salute o meno dobbiamo compiere il nostro dovere, ma perché siamo tutti esseri umani e perché nell'altro siamo riflessi noi stessi. Interamente.
    Grazie per lo spunto di riflessione!
    Roby

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  3. Anonimo8:41 AM

    Rispetto profondamente le riflessioni del Dott. Luca e di coloro che hanno lasciato un commento e condivido, in buona parte, lo spirito (come io lo recepisco) che ha spinto a formularle. Ciò che mi dispiace, è notare un certo astio nei confronti di Benedetto XVI. E' innegabile che a questo mondo ci sono persone che hanno più "bisogno" di attenzioni rispetto ad altre, per un sacco di motivi. Ed è innegabile che, storicamente, la Chiesa "semper reformanda", fatta di papa, vescovi e preti, ma anche di padri e madri di famiglia, operai e impiegati, medici, studenti. missionari ecc. ha cercato di attivare le leve dell'attenzione verso chi è nel bisogno maggiore. Ma ciò, a mio parere, fa parte di un modo di vivere la "carità" che è costitutivo dell'essere crisitani e che abbraccia tutte le dimensioni dell'esistenza e tutte le persone, a cominciare dai vicini, con cui si è a contatto ogni giorno, per arrivare ai lontani (nella pratica questo è difficile, perchè ci sono le fragilità, gli errori, per un cristiano il peccato...). Il premio eterno (cioè la salvezza) è chiaramente lo scopo implicito nella vita cristiana. Il fatto che qualcuno, non solo il papa, dica che lo si raggiunge "più facilmente" aiutando chi è nel bisogno, non va, secondo me, a ledere la dignità di chi è in situazioni di bisogno, difficoltà o sofferenza. Altrimenti dobbiamo mettere in discussione le parole di Gesù sulle Beatitudini, ad esempio, o sul giudizio finale quando saremo giudicati non su atteggiamenti morali, ma su quanto abbiamo fatto a chi è malato, carcerato, solo ecc. Poi, è chiaro che non solo chi è cristiano è capace di essere vicino, molto vicino, alle diverse forme con cui si sviluppa la nostra umanità. Al Dott. Luca potrei consigliare, se non l'ha già fatto, di scrivere al papa per esprimergli le sue perplessità. Cordiali saluti.

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